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La creazione dell'Universo secondo le Upanisad Vediche
Scritto da Elena Cassinelli il 12 Giugno 2019
Le Upanisad sono trattati di varia estensione, epoca e forma, dedicate alla contemplazione o all’illustrazione delle verità supreme. Sono, inoltre, destinate a rispondere alle domande pressanti dell’individuo, che si chiede quali siano l’origine e il destino dell’uomo e quale sia il fondamento ultimo dell’universo e della vita.
Le Upanisad più importanti sono definite antiche o vediche e la loro stesura risale, con molta probabilità, ad un periodo compreso tra il 700 a.c e il 300 a.c.
Riporto di seguito parte del Quarto Brahmana, questo pezzo è particolamente significativo poichè afferma il ruolo di creatore dell’Atman e la totale assenza di dualità, concetti alla base dello Yoga.
La creazione dell’Universo
“In principio l’universo era il solo Atman in forma di purusa (uomo cosmico). Guardandosi attorno non vide nulla al di fuori di sé. Disse per prima cosa <Questo son io!>, e da ciò nacque il vocabolo <io>. Perciò ancor oggi quando uno è interrogato dice per prima cosa :<Sono io>, poi dice l’altro suo nome (…).
Egli ebbe paura, per questo chi è solo ha paura. Poi pensò: < dato che nessun altro esiste all’infuori di me, di chi debbo temere?>. E allora il suo timore si dissolse. Di chi avrebbe dovuto temere? E’ quando c’è un altro che nasce la paura.
Egli non provava gioia; per questo chi è solo non prova gioia. Allora desiderò un secondo. Ora egli occupava tanto spazio quanto un uomo e una donna insieme abbracciati. Egli si divise in due e quindi sorsero il marito e la moglie. Per questo Yajnavalkya diceva: < Noi siamo ciascuno una metà>. Per questo il vuoto è riempito dalla donna. Egli si congiunse con lei e ne nacque la stirpe umana.
La femmina pensò:< Come mai dopo avermi da sé generata s’unisce con me? Ursù, bisogna che io mi nasconda>. Diventò vacca, l’altro si fece toro, s’unì con essa e nacquero i bovini. Diventò giumenta, l’altro stallone; diventò asina e asino l’altro: si unì con essa e nacquero i monoungulati. Diventò poi capra e l’altro becco; diventò pecora e l’altro montone: si unì con essa e nascquero capre e pecore. Così generò tutte le coppie fino alle formiche.
Egli fu conscio di ciò:<in verità io sono la creazione perchè ho creato tutto questo universo>. Così si realizzò la creazione. Quando si dice: <sacrifica a questo o quest’altro dio> e così via per tutte le divinità, c’è un errore: di lui soltanto è la creazione, egli soltanto è tutte le divinità. Colui che così sa diventa partecipe di questa sua attività creatrice.
(…)
Tutto l’universo un tempo era indifferenziato. Fui poi reso distinto secondo il nome e la forma con le parole (…). Ancor oggi tutto l’esistente si distingue secondo il nome e la forma (…). Ed egli (l’Atman) vi è penetrato fino alla punta delle unghie. Come un rasoio nascosto nel fodero, come la termite nel suo termitaio, egli non si vede. Soltanto parziale è la sua apparizione: quando respira si chiama respiro, quando parla, voce, quando vede, occhio, quando ode, orecchio, quando pensa, mente. Ma queste solo soltanto denominazioni per le sue attività. Colui che lo venera in una singola apparizione non lo conosce veramente. (…)”
Upanisad Vediche, Quarto Brahmana, Verso 1-7.
Namastè.
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